Quanto guadagna lo Stato con le scommesse?

Vi sarà capitato di porvi questa domanda: quali sono gli effettivi guadagni che lo Stato Italiano ricava dal giro di affari legato alle scommesse e più genericamente al gioco d’azzardo? Ogni giorno un nuovo sito si propone come il miglior sito di scommesse e ogni giorno nasce un nuovo casino online che promette di essere magnifico, dunque il rendimento per questi signori c’è, ed è notevole. Ma per lo stato? Cosa ci guadagna il governo in tutto questo?

Questo articolo proverà brevemente a fare chiarezza sull’argomento o quanto meno a selezionare alcuni dati e mettere in luce alcune peculiarità del rapporto tra il nostro Paese e il circuito delle scommesse.

Innanzitutto allora è bene circoscrivere l’oggetto dell’indagine: cosa non facile per svariate ragioni. Proveremo a parlare non solo delle scommesse “alla vecchia maniera” (Lotto, Superenalotto e schedine varie) ma anche delle scommesse “moderne” (che vanno dalle slot machine al poker online).

Proseguiamo col dire che il rapporto tra Stato e scommesse (o comunque con il concetto di gioco d’azzardo) è un rapporto antico e da sempre controverso. Senza scavare troppo nel passato possiamo dire che la particolare relazione dei vertici statali con il vizio del gioco oscilla pericolosamente tra l’aspirazione virtuosa di ridurre il numero di persone interessate a spendere i proprio soldi nel settore e l’istinto meno edificante di “fare cassa” attraverso la tassazione di scommesse e derivati.

Se aggiungiamo l’ingerenza della criminalità organizzata (che reclama la sua fetta di torta, trovando peraltro nella sfera del vizio il suo habitat naturale) e i costi che lo Stato deve fronteggiare per curare chi del gioco arriva a farne una patologia medica (si parla di “ludopatia“), capirete che il quadro è quanto mai articolato.

Scommesse: quanto guadagna lo Stato? Difficile dare una cifra esatta

Difficile quindi render conto brevemente degli introiti delle scommesse per le casse statali. Prendete quindi le cifre che vi forniremo più che altro come degli indicatori di una tendenza e soprattutto consideratele come soggette a cambiamenti e ritocchi al netto di dinamiche complesse e variabili.

Allarghiamo un attimo lo sguardo e diciamo che a livello mondiale stiamo parlando di un giro d’affari complessivo che ammonta a 380 miliardi di euro: di questa cifra l’Italia rappresenta il 22% (primo mercato in Europa).

Facendoci i conti in tasca equivale a dire che in Italia il giro d’affari complessivo è di circa 84 miliardi, ovvero 1400 euro a persona (tenendo conto però dell’intera popolazione, anche dei bambini) e niente meno che il 5% de PIL.

Come leggere queste statistiche? Non è facile rispondere: questo tornaconto è (stato) sufficiente per salvare i conti pubblici, attualmente, ma lo sarà anche per saldare i conti del governo per la Sanità? Ed eviterà di far prendere troppo piede alla criminalità organizzata? Quel che è sicuro è che l’Italia è uno dei Paesi più contagiati dalla “febbre da scommesse”…